Corpi incorrotti

« Older   Newer »
  Share  
Geniusmentis
view post Posted on 10/6/2007, 14:16




Mosca, il corpo del Lama intatto dopo 75 anni

--------------------------------------------------------------------------------

Dal sito www.ilnuovo.it

Mosca, il corpo del Lama intatto dopo 75 anni
Il Lama supremo della Russia era morto per sua volontà nel 1927. Il sarcofago è stato aperto e si grida al miracolo: il corpo è perfettamente conservato

MOSCA – A 75 anni dalla morte, il suo corpo è stato ritrovato in perfetto stato, tanto che è ancora possibile distinguere i lineamenti del volto. Quello che già è definito un “miracolo” dalla stampa ha toccato il santo Lama, Lama supremo della Russia, il cui corpo, alla morte, era stato trasportato nel monastero di Ivolginski dove è stato posto sotto una statua di Buddha.Ora la grande scoperta all’apertura del sarcofago di legno: il Lama, non mummificato ma solamente ricoperto di sale, era nella posizione che aveva assunto nel momento della morte che lui stesso aveva voluto dopo uno stato di meditazione. Anche gli esperti medici che si sono occupati della riapertura della tomba sono rimasti a bocca aperta.

http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0...155473,00.html

-----

Da www.gazzettino.it

http://www.gazzettino.it/VisualizzaA...&Pagina=ESTERI


Resta senza parole la scienza di fronte al mistero del Khambo Lama Dashi-Dorgio Itighilov, guida del buddhismo russo fino al 1927, il cui corpo - né mummificato, né congelato - appare tuttavia intatto a quasi 80 anni dalla morte. Disseppelliti nel 2002 e sottoposti di recente ad esami medico-anatomici, i resti (... parola davvero impropria in questo caso...) di Itighilov continuano a generare interrogativi irrisolti. Zviaghin (capo del settore medico/legale di Mosca) ha sottolineato che cadaveri perfettamente conservati - antichi anche di secoli - sono stati ritrovati nel Caucaso del Nord come sulle Alpi, ma che in quelle circostanze si è potuta verificare una mummificazione provocata dalle condizioni ambientali. Nel caso del Lama Itighilov risulta invece che non vi siano state modificazioni nella composizione chimica né processi di disidratazione: di fatto si tratta di un corpo non troppo dissimile da quello di un essere umano vivo, tutt'al più di una persona morta da 24-36 ore.

Per i fedeli della Buriazia (Siberia meridionale), regione russa a maggioranza buddhista nella quale Itighilov fu guida spirituale dal 1911 al 1927, non ci sarebbe in realtà molto da sorprendersi: la loro convinzione è che il Santo Lama non sia mai morto in senso proprio, ma sia entrato in meditazione, in viaggio verso il Nirvana, per tornare come aveva promesso tra i suoi seguaci - da Buddha reincarnato - nel momento in cui il buddhismo vive, come altre religioni in Russia, la sua rinascita postsovietica.

A Ulan-Udé, capitale della Buriazia, è stato costituito già da qualche tempo un istituto intitolato al Lama Itighilov. Il suo corpo è stato definitivamente riesumato nel 2002, l'anno che lui aveva indicato per il suo ritorno, ed è da allora esposto in uno dei molti templi ricostruiti nell'ultimo decennio dopo le devastazioni e le sanguinose persecuzioni dell'epoca comunista. L'attuale Khambo Lama ne ha autorizzato di recente la temporanea rimozione per consentire le analisi scientifiche, mentre anche il Dalai Lama tibetano, guida suprema del buddhismo mondiale, si è detto certo che si tratti di un fenomeno di transizione verso il Nirvana.

Venerato dalla sua gente e rispettato dallo zar Nicola II, Dashi Dorgio Itighilov, a quanto si racconta, si dispose al lungo sonno nell'autunno 1927, dopo aver assunto la tradizionale posizione del loto, in cui tuttora si trova.

-----
I corpi incorrotti

--------------------------------------------------------------------------------

Dal sito https://digilander.libero.it/Marisau/index.htm

IL MISTERO DELLE CONSERVAZIONI PRODIGIOSE

Una sezione a parte è senz'altro da riservare alla complessa e vasta mole di notizie che vanno sotto la denominazione "Miracolistica religiosa". Abbiamo visto che in ogni tempo, eventi inspiegabili sono stati 'collocati' dall'uomo sotto una sfera 'divina', alla quale attribuire un prodigio o un evento soprannaturale. Tali fatti sono stati spesso impressi per sempre nelle rocce, nelle opere d'arte, nei monumenti oppure - sui luoghi dei presunti 'prodigi' - sono sorte stele, santuari o cappelle votive. Questo non riguarda solo la religione, fa parte del sentimento di spiritualità che l'uomo ha in sè.

Questi 'prodigi' non dovrebbero aggiungere nè togliere nulla alla vera Fede poichè chiunque Creda non abbisogna di miracoli(come chi non crede difficilmente si lascia 'influenzare'). Ma dal punto di vista conoscitivo e scientifico essi sono molto interessanti perchè ci portano ad interrogarci sulla loro 'natura', sulla loro 'portata' e collocazione nella nostra 'realtà'. Anche perchè molti di essi perdurano nel tempo e sono contemporanei a noi.

Possiamo " riassumere" la Miracolistica religiosa in più sezioni:
1) Fenomeni biologici a carico di animali e vegetali; quando riguardano gli esseri umani si definiscono Conservazioni prodigiose.
2) Fenomeni fisici
3)Produzione di sostanze:sangue,sudore,manna

Biologia vegetale: quando i fenomeni sono sempre osservabili, vanno sotto il nome di 'fenomeni botanici permanenti' (roseto senza spine di S. Francesco, ecc.). Cito, tra i numerosi, quello di Ischitella (FG), dove - presso il Convento di S.Francesco che qui avrebbe operato un prodigio - esiste una vera stranezza botanica: un albero chiamato 'Pino meraviglia' o 'Leggendario' sembra pietrificato e ha delle radici aereee, ossia fuori dalla terra che - secondo alcuni - sono un completamento di quelle sotterranee - secondo altri sarebbero le uniche. In pratica l'albero avrebbe le radici fuori e i rami sotto terra. Secondo l'esoterismo, questo rappresenterebbe il processo della manifestazione cosmica dall'alto verso il basso(simbologia presente in molti testi antichi Indù e nella dvina Commedia, Purgatorio,XXIII-XXV).

Molti corpi di Santi/e o Beati/e sono conservati in luoghi di culto cristiani e ad essi attribuito un valore speciale. Si tratta dei corpi incorrotti di personaggi che spesso emanano tuttora un profumo (insolito per defunti 'secolari' per giunta!), e che in vita (o successivamente sotto forma di 'visione') hanno operato fenomeni straordinari. Oppure, come nel caso di S.Caterina Fieschi Adorno, il cui corpo incorrotto si trova nella chiesa della SS. Annunziata di Portoria, stigmatizzati (questa santa aveva una ferita costale dove l'aria "entrava ed usciva",viene detto). Noto è il ritrovamento della lingua e delle corde vocali ritrovate intatte di S.Antonio da Padova, che sono conservate nel Tesoro della Basilica in apposite e preziose urne-reliquiario. S. Chiara d'Assisi fu invece ritrovata incorrotta nel nel 1850 ed esposta in una teca di vetro per i pellegrini che si recano nella chiesa omonima ad Assisi; ma certamente singolare è il caso di S.Caterina dè Nigri, conservato nel Santuario del Monastero del Corpus Domini, a Bologna, di cui fu la Fondatrice e Badessa. Morì nel 1463 e venne sepolta nella semplice terra. Subito,si verificarono miracoli e guarigioni presso la sua tomba e dopo soli 18 giorni venne esumata; il suo corpo profumava soavemente ed era ancora fresco e morbido, e trasudava un liquido non ben specificato,di fiori e muschio,che venne raccolto in apposite ampolle. Nel 1475 lo si volle esporre alla venerazione dei fedeli, in posizione seduta e pare che allora il corpo si irrigidì ma, su comando della badessa, si mise nella posizione che si può ancor oggi verificare: seduta su una cattedra, con gli occhi aperti, vestita con la tonaca. Molti viaggiatori che visitarono questo sconcertante corpo, ne narrarono le vicende che accompagnarono il suo ritrovamento, e descrivono come le monache clarisse dovessero tagliarle regolarmente le unghie e tagliarle i capelli perchè continuavano a crescerle. Ancora oggi, il corpo della santa trasuda un liquido limpido che imbeve le vesti e le suore devono cambiarla periodicamente e prendersi cura di lei. Fu canonizzata nel 1712. Un sito dedicato a lei http://www.provincia.bologna.it/port...e00/santa.html

L'elenco dei corpi conservati incorrotti è davvero molto lungo.

Una sezione a parte meritano le conservazioni prodigiose non legate al culto religioso: il fenomeno secondo cui un corpo o una parte anatomica di esso si mantiene in buono stato conservativo anche dopo molti anni dalla sua morte biologica, SENZA interventi artificiali. I casi sono tantissimi e ovviamente non tutti studiati, dal momento che una spiegazione 'scientifica' molte volte è inapplicabile. Trovandoci di fronte ad una conservazione di tipo "naturale", ad esempio dovuta a condizioni climatiche favorevoli come le sabbie del deserto, quindi mummificatesi per disseccamento oppure spontaneamente ad opera di particolari agenti (muffe,ecc.), non sembra di doversi 'stupire'più di tanto, oppure quando si ritrovano corpi mummificati con speciali tecniche (es. Egizie).

Mi è parso interessante inserire l'argomento dopo una visita al Duomo di S. G. Battista a Monza (che conserva la famosissima "Corona ferrea") e all'attiguo Museo Serpero, dove è conservata una 'mummia' naturale. Non tutti sanno, infatti, che dietro un'anta che funge da 'planimetria' del cortiletto del Museo, è conservata questa 'reliquia'. Le ante sono due, una è chiusa a chiave mentre l'altra no e, se la si scosta, cela - all'interno di una vetrina - il corpo di Estore Visconti, che la storia narra essere stato ferito ad una gamba durante l'assedio alla città di Monza del maggio 1413. Pare morì dissanguato e fu sepolto nel Duomo, sotto il quale venne ritrovato allo stato di mummia nel 1711 e posto dove ora si trova. Pare che morì nei pressi di un suolo fangoso, nelle vicinanze del fiume Lambro, che ne avrebbe inglobato e così conservate le spoglie. L'assenza del sangue avrebbe contribuito al fenomeno.
Oggi nessuno - praticamente - può sapere che c'è anche questa mummia da visitare (naturalmente il Museo è conosciuto in tutto il mondo per il famoso Tesoro della regina longobarda Teodolinda; tra l'altro conserva anche altri reperti interessantissimi) a meno che lo abbiate letto da qualche parte su aualche 'guida' specializzata (come è accaduto a me).
Essa si presenta in stazione eretta, è priva del piede sinistro - che giace al di sotto - e di una parte di gamba. La ferita fu causata da una pietra lanciata da una 'spingarda'. Appare in buono stato conservativo: si notano le unghie, i denti, la pelle che ha assunto un colore brunito. Le mani quasi incrociate sulla parte inferiore dell'addome, ed è stato coperto sommariamente da un telo a livello inguinale. L'espressione del volto è sofferente. Un semplice foglietto scritto a mano attesta l'identità della mummia (è appeso all'interno dell'anta). Questa conservazione è del tutto straordinaria in queste zone dal clima umido.
A Venzone (UD) presso il Duomo di S. Andrea Apostolo. Nel 1647 si stavano facendo lavori di scavo nel Duomo, del '200, quando venne alla luce un sepolcro con un uomo ottimamente e miracolosamente conservato, che richiamò l'attenzione degli studiosi e scienziati del tempo. Si accorsero che - in poco più di un anno - delle 22 tombe ritrovate, in ben 12 si verificava una mumificazione 'spontanea' di corpi sepolti tra il 1646 e il 1881! Da quel tempo,furono estratte ben 39 mummie, che furono oggetto di studio da parte di alcune importanti università. Alcune andarono disperse, ma 22 rimasero esposte nel Battistero fino al 1976, anno del terremoto, e ne restarono 15, tra cui la prima ritrovata nel 1647. Nell' '800 il dr. Marcolini scrisse un libro su tale fenomeno, in cui ilustrava la sua teoria fisico-chimica. In tempi più recenti furono gettate ipotesi relativamente alla presenza di una muffa, l "Hypha bombicina", che aveva avuto il potere di causare una violenta disidratazione e quindi una mummificazione spontanea dei corpi. L'acqua dai corpi, infatti, era completamente assente, però il peso delle mummie - solo di otto Kg - è troppo esiguo rispetto all'origine. Si è portati a credere che coesista una trasformazione dei tessuti con demolizione graduale della molecola proteica, dovuta a fenomeni chimici allo stato delle conoscenze ancora sconosciuti.
Un ritrovamento simile è avvenuto ad Urbania (PU), nella Chiesa di S.Giovanni Decollato. Oggi ne sono visibili 18, dei secoli tra il XIV-XVIII, di cui non tutte nello stesso stato conservativo (l'umidità dell'ambiente le sta deteriorando).
A Palermo,presso il Convento dei Cappuccini. Un tempo, i monaci defunti venivano calati in una sorta di cisterna ricavata nel tufo e lì ammassati. Quale sorpresa fu quando,verso la fine del 1500, vennero alla luce i corpi 'interi con le carni flessibili e fresche'. Da qui diventò una 'prassi' eseguire mummificazioni 'artificiali' con procedimenti vari (fino al 1885, quando i monaci 'si decisero' ad obbedire al divieto, che era statto loro imposto ben 4 anni prima). Un caso a parte merita il corpo di Rosalia Lombardo, nata nel 1918 e morta il 6 dic.1920. Il suo corpicino fu imbalsamato dal dr. Solafia e si presenta fresco,come se la bimba dormisse: occhi chiusi e le palpebre con le ciglia, la pelle morbida e colorita e sulla testa un fiocco giallo a trattenere i capelli che ricadono a boccoli sulla fronte. Il procedimento misterioso utilizzato dal dr.Solafia non fu mai svelato, poichè egli non lo rivelò mai (almeno così ci è dato sapere!).
Altre località (non legate a culti religiosi) in cui sono attestate conservazioni biologiche innaturali: Omegna (VB), Como, Milano, Castel S.Nicolò (AR), Ferentillo (TR), Roma, Napoli, Procida (NA), Otranto(LE), S.Stefano Quisquina (AG), Savona, Cagliari...

Uno dei primi casi storicamente noti riguarda il corpo di santa Cecilia, che venne martirizzata nel 177 d.C. La teca in cui fu rinchiuso il cadavere venne riaperta nel 1599 e il corpo apparve intatto e, a detta di qualcuno, profumava di fiori. Un altro caso di perfetta conservazione è quello di santa Caterina da Genova, il cui corpo venne ritrovato incorrotto nonostante fosse conservato all'interno di una cassa putrida e ammuffita. Un caso ancor più singolare è quello di sant'Antonio da Padova. Quando il corpo venne esumato lo si trovò completamente polverizzato, ma sul fondo della bara venne ritrovata la lingua perfettamente intatta e ancora morbida e rosa (la cosa curiosa è che da quel giorno sant'Antonio venne considerato un grande oratore, nonostante non vi sia alcun elemento storico che testimoni questa sua virtù).

Occorre tuttavia osservare che in alcuni casi il corpo, ritrovato intatto a una prima esumazione, subì successivamente una più o meno rapida decomposizione. Un esempio celebre è quello di santa Bernadette Soubirous, la pastorella di Lourdes. La prima esumazione, avvenuta nel 1909 (a trent'anni dalla morte), trovò il corpo ben conservato. In quell'occasione venne lavato e rivestito. Dopo altri dieci anni, a una successiva esumazione, il corpo mostrò però i primi segni di decomposizione, tant'è che si dovettero prendere provvedimenti per preservarlo.

Il verificarsi di una decomposizione tardiva in seguito a una prima esumazione fornisce buoni elementi interpretativi del fenomeno. È infatti ragionevole pensare che la conservazione del cadavere avvenga grazie al verificarsi casuale di particolari condizioni fisiche, chimiche e microbiologiche che ne arresta i processi di decomposizione, indipendentemente dal livello di santità dell'individuo cui il corpo appartiene.
Tutto sommato il fenomeno della mummificazione è più comune di quanto si pensi ed è ben compreso nei suoi aspetti generali. Si tratta in pratica di un processo di disidratazione, durante il quale i tessuti organici perdono acqua senza che si verifichino decomposizioni. Molti fattori possono favorire questo processo: l'alta temperatura, la bassa umidità e una buona ventilazione sono sicuramente condizioni favorevoli. Inoltre conta molto anche il rapporto peso/superficie del corpo. Infine il processo avviene più facilmente se è presente una modesta quantità di microorganismi. Tutti i corpi ben conservati, infatti, erano stati inumati in casse o urne evitando rigorosamente il contatto con il terreno che, come è noto, è ricco di microorganismi che facilitano i processi decompositivi. Anche le famose mummie egiziane devono la loro straordinaria conservazione soprattutto al particolare clima caldo e secco che caratterizza l'Egitto, anche se i trattamenti cui i cadaveri venivano sottoposti ne limitavano indubbiamente la decomposizione. Il profumo di fiori che avrebbe accompagnato l'esumazione di alcuni cadaveri, infine, può trovare sicuramente una spiegazione nell'uso di balsami e profumi usati al momento della tumulazione. (Silvano Fuso - Cicap)

Da www.vialattea.net

Edited by Geniusmentis - 10/6/2007, 18:04
 
Top
Geniusmentis
view post Posted on 10/6/2007, 15:05




Nell'inverno del 1985, quando l'Italia e l'Europa erano sepolti da una nevicata artica rimasta nella storia, mi trovavo invece in un caliente e polveroso Messico.
Una corriera dell'epoca di Pancho Villa, mi scaricò nella ridente cittadina di Guanajuato per visitare l'attrazione turistica del posto: "El museo de las Momias".

In quella zona la composizione del terreno, il clima e la fauna batterica è tale che i corpi sepolti non vanno in decomposizione ma si mummificano naturalmente.
Il museo è pieno di decine di mummie relativamente recenti, che una strana legislazione funeraria aveva fatto riesumare.
Infatti alla fine dell'800 fu messa una "tassa sul sepolto" che si poteva pagare "una tantum" (170 pesos) e rimanersene sepolti in pace oppure, se era povero, poteva pagare solo pochi pesos, ma ogni anno.
Succedeva quindi che se la famiglia non pagava la tassa (o si estingueva) il corpo del defunto veniva riesumato e assegnato al museo.
La legge è stata abolita cinquant'anni dopo, ma nel frattempo il museo si è arricchito di numerose mummie, una più schifosa dell'altra.
Tra le peggio, la "momia mas pequena del mundo" e quella che sta ancora urlando nella bara...


image

image
----
Molto carine… image Altrettanto graziose sembrano le mummie della cappella di San Michele di Venzone, vicino a Udine. Si tratta di mummie perfettamente conservate grazie – pare – alla presenza nel sottosuolo di un piccolo fungo quasi evanescente (si dissolve al tatto), ma capace di assorbire gli umori dei cadaveri in modo da essiccarli nel giro di un anno, evitandone la decomposizione.
Sono mummie piuttosto famose, grazie anche a un ammiratore d'eccezione: Napoleone Bonaparte che, tornato in Friuli dopo le campagne del 1797, volle vederle da vicino. E i suoi soldati tagliuzzarono quelle poveri pelli incartapecorite e ne portarono via pezzetti come souvenir.

Una volta le mummie erano "schierate" in semicerchio nell'aula del battistero, con le parti intime pudicamente coperte da un “gonnellino". Ora si trovano invece nella cripta: dieci sono sistemate in cassetti apribili, un po’ come all’obitorio, mentre le cinque più rappresentative sono collocate in urne di vetro. Si tratta di tre uomini e due donne (la distinzione è del tutto teorica e non si notano grandi "differenze", tanto che il gonnellino è opportunamente sparito). Primeggia - noblesse oblige – il Gobbo: il decano, se così si può dire, del gruppo. Si tratterebbe di un esponente degli Scaligeri: il suo corpo fu ritrovato sotto un sarcofago del 1300 con lo stemma della famiglia veronese. In realtà, sembra che non fosse affatto gobbo e che la malformazione sia dovuta al sarcofago scelto, probabilmente troppo piccolo per lui (ma si può? image ).

image
----------



E non sono male (nel senso che sono belle repellenti… ) neppure le circa ottomila mummie conservate a Palermo, nelle Catacombe dei Cappuccini...

image
-----

Le mummie di Savoca

--------------------------------------------------------------------------------

Dal sito http://www.geocities.com/siciliaionica/index.html

http://www.geocities.com/siciliaioni...no/savoca.html

La chiesa madre, cattedrale di Savoca, è intitolata a Maria Assunta raffigurata in un grande quadro. Fu edificata attorno al 1130, riedificata nel '400, fu sede dell'archimandrita e degli antichi abati. In stile normanno, ha un portale cinquecentesco, si sviluppa su tre navate all'interno divise da colonne con capitelli in stile romanico. Pregevole l'altare maggiore in marmo lavorato e il coro ligneo. Sulle pareti vi sono affreschi, che allo stato attuale purtroppo non sono in buone condizioni. Al suo interno si trova un cripta, dove in tempi remoti veniva eseguita la mummificazione dei cadaveri dei notabili del paese, per poi venire conservate nella cripta della chiesa dei cappuccini. Dal 1910 la chiesa è monumento nazionale.
A Savoca la morte fu oggetto di un particolare culto in cui convergevano scienza, ritualità e fanatismo. Nel convento dei cappuccini che è del 1614, mediante una botola in legno che si trova sul pavimento della chiesa dell'edificio, si accede a delle stanze sotterranee, chiamate impropriamente catacombe, dove disposte in nicchie ci sono cadaveri imbalsamati di antichi notabili del paese di Savoca, giudici, preti, baroni. 17 di questi stanno appesi in orizzontale ciascuno in una nicchia e indossano eleganti vestiti di seta e scarpe a fibbia dell'epoca. Purtroppo al giorno d'oggi questi corpi mummificati si presentano sfregiate con vernice verde a causa di un atto vandalico risalente agli anni ottanta. Altre 5 mummie sono riposte in urne di vetro, artisticamente lavorate, 12 sono riposte in bare. Tra questi corpi mummificati ci sono anche quelli di 3 bambini.
L'imbalsamazione veniva praticata mediante una tecnica locale, che ha consentito di conservare e fare arrivare fino ai giorni nostre diverse salme in condizioni piuttosto buone. L'imbalsamazione dei morti avveniva cospargendo la salma di aceto e ricoprendola di sale, quindi il corpo veniva steso all'interno della cattedrale che era un luogo ben areato, sfruttando tutte le aperture dell'edificio. Mediante le correnti d'aria si otteneva un rapido ed uniforme essiccamento del corpo che ne garantiva la conservazione per lungo tempo.
L'edificio del convento dei cappuccini, al piano terra ospita una biblioteca il cui patrimonio letterario che si stima fosse vasto e di grande valore è andato in larga parte perduto o distrutto, quindi un refettorio adornato da affreschi pregevoli del frate Gaetano la Rosa, cappuccino del 1608, la cucina e alcune celle; il piano superiore è tutto adibito a celle per i frati.
La chiesa di San Michele è del XVI secolo e si presenta con un bel portale. Al suo interno rimane ben poco, ma l'ambiente di quelle mura spoglie e sgretolate dal tempo e dall'incuria hanno un fascino particolare da vederla scena di numerose mostre d'arte.
-------
--------------------------------------------------------------------------------

Dal sito http://sicilyweb.com/
Mummie dei nobili di un tempo nelle cripte della chiesa di San Francesco
Foto © Filippo Simone Lo Castro
image
--




Il monaco auto-mummificato

Era un monaco l’uomo ritrovato auto-mummificato in Tibet. Un monaco vissuto intorno al 1475 che, con molta probabilità, conosceva straordinarie tecniche di meditazione che gli permettevano di controllare il proprio corpo rallentando il metabolismo fino al 64%.

Il corpo, identificato come quella del monaco Sangha Tenzin, è stato trovato in una tomba al villaggio di Ghuen, a circa 6000 metri sul livello del mare. Gli abitanti del villaggio sapevano della mummia fin dal 1975, ma la sua esistenza è rimasta sconosciuta ai più fino a pochi mesi fa (Ghuen si trova in una desolata area montagnosa difficilmente raggiungibile e sotto il controllo della Polizia paramilitare indo-tibetana).

Secondo un gruppo di ricercatori, l'uomo di Ghuen sarebbe stato un seguace di un mistico giapponese di nome Kukai, i cui insegnamenti consistono nello spingere il corpo fino ai limiti della resistenza attraverso la meditazione. I seguaci, quasi tutti monaci, cominciavano col nutrirsi di noci e bacche per poi cambiare la propria dieta dopo tre anni e cibarsi solamente di cortecce e radici di alcune specie di pino. Dopo poco più di cinque anni, ridotti allo stremo delle forze, smettevano di muoversi e si dedicavano esclusivamente alla meditazione.

Quando si rendevano conto di essere ormai giunti alla fine, i monaci ingerivano una sostanza liquida estratta da una pianta chiamata urishi che, nel giro di poche ore, li faceva sudare, vomitare e urinare. In questo modo riuscivano ad espellere dal proprio corpo tutti i liquidi, preparandosi ad una morte che sopraggiungeva grazie all’utilizzo di una massiccia dose di arsenico.

Il corpo dell'uomo di Ghuen è perfettamente conservato: i capelli e i denti sono ancora presenti, la pelle non mostra alcuna spaccatura e uno dei due bulbi oculari è disseccato ma ancora al suo posto. Gli organi interni non sono andati in putrefazione. Questo perché il lento digiuno riduceva i grassi e soprattutto distruggeva i batteri intestinali.

Fonte: www.giornaletecnologico.it (19 maggio 2004)

image
-

Dal sito http://www.dslimbiate.it/index.htm

Copyright © 2005 - Ds Group Limbiate

http://www.dslimbiate.it/limb_citta/vita_1.htm

Il mistero delle mummie di Mombello (del Paolo Pini)

La vita non è che un'ombra in cammino; un povero attore, che s'agita e si pavoneggia per un'ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. E' un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato (William Shakespeare)

Dopo la morte, gli enzimi fuoriescono dal nucleo delle cellule e iniziano a devastare il corpo. A breve i batteri intestinali producono altri enzimi che cominciano a divorare il cadavere dall'interno, diffondendosi lungo il sistema venoso. Alla fine resta solo lo scheletro. Come arrestare tutto questo? Se fermiamo gli enzimi subito dopo la morte, tutto il processo si arresta. Per bloccare gli enzimi ci sono due metodi: togliere l'acqua di cui necessitano per le reazioni chimiche o distruggere l'ambiente di cui hanno bisogno (essiccazione nel primo caso, eviscerazione nel secondo).

LE MUMMIE EGIZIANE - Gli egizi, dopo l'eviscerazione, riempivano i cadaveri con sacchetti di tela pieni di natron (una miscela di carbonato di sodio e bicarbonato di sodio) che è un ottimo disseccante; poi lasciavano coperto il corpo di natron per cinque settimane. Al termine lavavano la salma con alcool per eliminare i batteri residui e spennellavano il tutto con spezie e resina (non si sa composta da cosa). Secondo la loro religione, ogni persona possedeva una forza spirituale, una vitale e un corpo, ma alla morte il legame tra queste tre si spezzava. Per rinascere e vivere in eterno bisognava riunire le due forze e per farlo, queste dovevano riconoscere il proprio corpo e congiungervisi.

MACABRA COLLEZIONE - All'istituto Paolo Pini, quartiere Affori, c'era una collezione di parti umane imbalsamate e di alcuni cadaveri completi. I reperti sono dovuti all'opera del dottor Giuseppe Parravicino, direttore dal 1901 al 1917 dell'Istituto di Anatomia Patologica del manicomio di Mombello a Limbiate. Erano due cadaveri interi di donna, sei teste, una testa con tutto il busto e altre parti più piccole. I cadaveri sono conservati in maniera perfetta, con tanto di barba, baffi, capelli e persino occhi.

TECNICA IGNOTA - Le parti mummificate dal Parravicino, tutte di degenti morti nel suo ospedale, sono ottenute con una tecnica ancora ignota basata su iniezioni di una miscela di cera, paraffina e solventi, immessa, forse a caldo, con una pompa che il professor Antonio Allegranza sostiene di aver visto prima che andasse persa nel trasloco da Mombello al Paolo Pini. Potrebbe esserne la prova il fatto che nei due cadaveri interi sono visibili due fori, uno all'altezza della vena femorale, l'altro nell'arteria femorale (il liquido iniettato in quest'ultima avrebbe attraversato tutti gli organi, il derma e lo strato sottocutaneo per poi uscire dalla vena femorale). Nel 1921 alla morte dell'arcivescovo di Milano, cardinale Ferrari, al Parravicino fu affidata la conservazione della salma. Purtroppo l'operazione non riuscì, probabilmente perché i tessuti del Cardinale, morto di cancro, erano irrimediabilmente compromessi.

IL CORPO DI MAZZINI - Troviamo cose simili a Lodi, nel museo Paolo Gorini dell'Ospedale Maggiore. In una sala che si trova al piano terra ci sono infatti corpi umani e parti anatomiche perfettamente conservate ad opera di Paolo Gorini, medico dell'ospedale di Lodi, che sperimentò diverse tecniche di imbalsamazione, molte delle quali rimaste segrete. Davanti all'ospedale si trova un monumento in sua memoria. Divenne famoso perché nel 1872 si occupò della mummificazione del corpo di Giuseppe Mazzini, purtroppo non riuscita appieno per il ritardo nell'intervento sul cadavere, che al momento dell'arrivo del medico era già in avanzato stadio di decomposizione.

VAPORI E CAMPANE DI VETRO - Sempre a Milano operò il dottor Attilio Maggia. All'inizio del Novecento divenne piuttosto noto in ambiente medico per i suoi esperimenti di conservazione animale. La vera innovazione consisteva nel fatto che non era più necessario scuoiare ed eviscerare i corpi ma, come ce lo presenta l'avvocato Camillo Martini nel 1915: «... non più sevizie manuali alle salme ma la possibilità che il morto resti addirittura con i suoi vestiti addosso». Il metodo era pubblicizzato per coloro che avevano necessità di spostare le salme in luoghi lontani. I campioni erano esposti a vapori chimici all'interno di campane di vetro. Questi vapori li mantenevano morbidi e flessibili. Una volta estratti, a contatto con l'aria si indurivano e non erano più soggetti alla decomposizione. Lo stesso Maggia ordinò alcuni dei suoi campioni in un museo in Corso Italia al numero 1. Dove sono finite queste cose?

STRANE PROPOSTE IN RETE - Se qualcuno ha il desiderio di essere mummificato dopo la morte può fare un giro nel sito www.summum.org, della Summum Mummification, una società che ha sede in una piramide nel centro di Salt Lake City, nello Utah. Il suo fondatore, Summum Bonum Amon Ra, che sostiene di aver ricevuto la conoscenza da esseri altamente intelligenti che chiama individui di summa, assicura una mummificazione perfetta (con tanto di sarcofago e maschera d'oro) per persone e animali. Tecniche più moderne su www.alcor.org della Alcor Life Extension Foundation di Scottsdale in Arizona, società all'avanguardia nelle tecniche di crioconservazione. Sostanzialmente si offrono di sostituire il sangue con liquido refrigerante e conservare il corpo in azoto liquido a circa centocinquataquattro gradi sotto zero, finché la scienza non trovi un modo di far tornare in vita i morti. Per la modica cifra di cinquatamila dollari i medici della Alcor offrono la conservazione della sola testa.

Oggi gli importanti reperti di Giuseppe Parravicino non si trovano più all'istituto Paolo Pini. Sembra che, dopo la chiusura dell'istituto, l'intera collezione sia stata spostata e dirottata altrove. Forse in qualche reparto dell'Ospedale Maggiore. Nonostante mesi di ricerche, in cui abbiamo avuto l'opportunità di intervistare numerosi personaggi (dai portinai a importanti luminari), non ci è stato possibile rintracciare i reperti. Qualcuno sembrava sapere, ma una certa omertà, peraltro assolutamente ingiustificata, gli impediva di dirci troppo. Riteniamo che i reperti, per quanto macabri e crudi, appartengano alla storia scientifica di questa città e, come tali, meritino una giusta collocazione. Se qualcuno sapesse qualcosa è pregato di contattarci al più presto.

dal Corriere.it/Vivimilano
--

image


Le Catacombe dei Cappuccini sorsero come semplice cimitero e il loro attuale sviluppo lo si deve, per certi versi, al caso.

I frati che si stabilirono a Palermo nel 1534 ottennero una piccola chiesetta, dedicata a S. Maria della Pace. Qui, sul lato meridionale, seppellivano i confratelli in una grezza cisterna scavata nel tufo, dove i cadaveri venivano calati dall’alto e rimanevano ammucchiati alla rinfusa. Quando la fossa diventò insufficiente, i frati decisero di dotarsi di un cimitero più ampio e iniziarono lo scavo delle catacombe, dietro l’altare maggiore.
Ma, nel trasferire le salme, ne trovarono quarantacinque “miracolosamente” incorrotte. Così scrissero le cronache del tempo:

“… nel 1599, si fece la traslazione dei corpi dalla vecchia sepoltura alla nuova. All’apertura della fossa per recuperare le ossa, non si sentì nessun odore cattivo, si ritrovarono 45 corpi di frati tutti sani ed interi a tal punto di essere riconosciuti, alcuni in particolare avevano i capelli e la barba, a guardarli sembravano che dormissero e non che erano morti da tanto tempo. Tale fatto fu così travolgente che il sagrestano dato che in quei giorni doveva venire il frate provinciale in visita, ritenne opportuno staccare la testa di uno di questi frati per porla in un vassoio per fargliela vedere...”

Da questa inaspettata scoperta venne probabilmente l’idea di trasformare le catacombe in un cimitero sui generis, dove si preservavano i cadaveri dalla decomposizione e li si mettevano in esposizione.

Il cimitero venne aperto anche agli estranei: per quasi tre secoli, dal 1599 al 1881, i notabili di Palermo affidarono ai Cappuccini il compito di mummificare e custodire i loro defunti.

I cadaveri venivano posti in colatoi (doccioni di creta che potevano contenere anche 10 corpi) dove rimanevano per circa un anno: il tempo necessario perché si decomponessero in modo naturale raggiungendo un primo stadio di essiccamento. Venivano poi trasportati in un recinto chiuso e ventilato, lavati con acqua e aceto, rivestiti e collocati nelle nicchie dei corridoi. Ma potevano rimanere lì solo se i parenti andavano a trovarli e portavano loro la cera per tre anni consecutivi. Altrimenti venivano rimossi, così come prevedeva l’articolo 41 del regolamento emanato dal municipio di Palermo nel 1868.

In periodi di gravi epidemie, per la conservazione, si usava immergere i cadaveri in un bagno di arsenico o di latte di calce ed è questo il metodo utilizzato per il cadavere di Antonio Prestigiacomo riconoscibile dal colorito rossastro.

image

Antonio Prestigiacomo



Il trattamento a base di iniezioni di sostanze farmacologiche venniva usato soltanto occasionalmente. Se ne ignora la metodica, ma sembra fosse particolarmente efficace. Fu adottato dal dottor Solafia per il cadavere della piccola Rosalia Lombardo (deceduta a due anni il 6 dicembre 1920), che rappresenta la mummia meglio conservata delle Catacombe ed è esposta ai piedi dell’altare oggi dedicato a Santa Rosalia.

image

Rosalia Lombardo




Cita:
Un caso a parte merita il corpo di Rosalia Lombardo, nata nel 1918 e morta il 6 dic.1920. Il suo corpicino fu imbalsamato dal dr. Solafia e si presenta fresco,come se la bimba dormisse: occhi chiusi e le palpebre con le ciglia, la pelle morbida e colorita e sulla testa un fiocco giallo a trattenere i capelli che ricadono a boccoli sulla fronte.
-----




Ciò che non è stato detto del Santo Lama Itighelov però, a quanto leggo nel primo intervento a firma Tomàs de Torquemada, è che il corpo (non mummificato, cosa debitamente sottolineata dall'estensore dell'articolo) non solo si è conservato quasi perfettamente, ma "la testa, rasata, suda. Le mani, morbide, sono calde. Il cervello trasmette impulsi elettrici. Le unghie crescono. Il corpo perde e riacquista peso. La pelle, tesa, è elastica. Gomiti e ginocchia si muovono. Naso ed orecchi sono dove ognuno li ha. Gli occhi, intatti, stanno chiusi: qualcuno, raramente, nota le palpebre sollevarsi. Il cuore sembra pronto a riprendere il battito. Vene e arterie sono piene di sangue, di gelatinosa consistenza." (da “la Repubblica”, domenica 13 marzo 2005, p. 39, pezzo di Giampaolo Visetti)

Lo stato di perfetta conservazione del cadavere è dovuto al conseguimento del Grande Vuoto di cui parlano taluni testi di Alchimia tantrica tibetani.
image

"Così egli vigila presso il corpo interno sul corpo, così egli vigila presso il corpo esterno sul corpo, di dentro e di fuori egli vigila presso il corpo sul corpo. Egli osserva come il corpo si forma, osserva come il corpo trapassa, osserva come il corpo si forma e trapassa. "Ecco il corpo": tale sapere diviene suo sostegno, appunto perchè esso serve alla cognizione, alla riflessione; ed egli vive indipendente e nulla brama al mondo. Così, o monaci, vigila un monaco presso il corpo sul corpo".

-Sutta Pitaka, Majjhima Nikaya, 10

Onore al 'Dio Rinato'.

Vedere assolutamente qui: http://www.politicaonline.net/forum/showth...threadid=138788
-----------

----



LE MUMMIE GIAPPONESI


Nonostante il Giappone sia un paese piuttosto umido e abbia caratteristiche ambientali e climatiche sfavorevoli alla conservazione naturale delle salme, tra le montagne sacre della prefettura di Yamagata, nella zona settentrionale di Honshu (l'isola principale del Giappone), ci sono diversi templi che ospitano corpi mummificati di monaci che hanno praticato l'esperienza dell'auto-conservazione, quasi una forma di autosacrifìcio.

Il sacerdote Kukai, detto anche Kobo Daishi (774-835), diede vita in Giappone a una delle sette del cosiddetto buddismo esoterico: la disciplina dello Shingon, che letteralmente significa "parola vera" ed è la traduzione giapponese del termine sanscrito mantra. Era caratterizzata da riti simbolici e diagrammi che i profani, per quanto colti, non erano in grado di comprendere e aveva lo scopo di raggiungere la "buddità". Mentre nella maggior parte delle dottrine la si poteva conseguire soltanto dopo la morte (o meglio dopo un gran numero di morti e rinascite successive), nel buddismo esoterico era possibile realizzarla immediatamente. Chi vi aderiva, si sottoponeva a forme prolungate di digiuno così da alterare i parametri corporei. La dieta degli asceti rendeva il corpo estremamente resistente alla decomposizione disidratandolo a poco a poco e consentiva di ottenere una perfetta automummificazione, ovvero di spalancare i cancelli dell'immortalità divenendo "Buddha nel proprio corpo". Questo stato, definito Nikushin-Butsu, permetteva di accedere a una nuova forma d'esistenza, eterna e incorruttibile. Poi, una volta morti, i loro corpi venivano collocati nei templi e adorati come statue.

image

La mummia del monaco Tetsumonkai, morto a 62 anni, pesa solo 5 kg.
Il colore nero-bruno della pelle è attribuito alla fuliggine delle candele.



Lo studioso Iwataro Morimoto è tra i pochi a essersi interessato delle mummie del Giappone. Nel 1961 apprese che erano state scoperte sei mummie di monaci buddisti, custodite in speciali ambienti all'interno di templi dorati, dove erano oggetto di culto (ma solo un piccolo gruppo di fedeli era al corrente della loro esistenza). Storici, antropologi, medici, studiosi di tradizioni popolari e religioni rimasero affascinati da quei ritrovamenti e andarono alla ricerca di altri corpi di questi monaci vissuti per la maggior parte tra il XII e il XIX secolo.

Alcuni di essi erano seguaci di un'altra forma arcaica di buddismo, che miscelava elementi di culto delle montagne e sciamanesimo: lo Shugen-do. I monaci che dedicavano la propria vita allo Shugen-do si ritiravano dal mondo in un rigido ascetismo: vivevano in cima a ripide montagne, s'immergevano per ore in cascate d'acqua gelida e rimanevano a lungo seduti in ambienti invasi dal fumo del peperoncino bruciato. Man mano che si avvicinavano alla vecchiaia, riflettevano sulla morte: se, attraverso l’autodisciplina, fossero riusciti a convertire la transitorietà della carne in qualcosa d'immutabile ed eterno, avrebbero potuto conquistare la perfezione e diventare dei Buddha. Per questo decidevano di automummificarsi. Morimoto e i suoi colleghi rimasero talmente colpiti da tali racconti che decisero di analizzare a fondo la questione. Visitarono i santuari buddisti ottenendo, non senza difficoltà, il permesso di spogliare e studiare le mummie, arrivando alla conclusione che la storia dell'automummificazione era vera.

image

La mummia del monaco Tetsuryukai


Per automummificarsi i monaci seguivano una dieta molto rigorosa per tre anni, periodo in cui riducevano l'ingestione di liquidi e si astenevano dal mangiare alimenti essenziali: riso, orzo, fagioli di soia, fagioli rossi, semi di sesamo, miglio e sorgo. Si limitavano a sbocconcellare cortecce di pino o semi di torreya e a sorseggiare, di tanto in tanto, ciotole di lacca ricavate da resine d'albero. Quando iniziavano a perdere peso, i monaci ponevano attorno a sé gigantesche candele accese per disseccare ulteriormente il proprio corpo col calore. A poco a poco diventavano pelle e ossa e s'indebolivano fino a patire i tormenti dell'inedia. A questo punto annunciavano di essere pronti a morire e si facevano seppellire vivi in cavità di pietra abbastanza grandi per un uomo seduto nella posizione del loto o in bare di legno, con un piccolo foro per respirare. I monaci tumulati dovevano suonare una campanella a un'ora stabilita e, quando questa non sarebbe più stata udita, anche il piccolo spiraglio veniva occluso. Soltanto dopo mille giorni qualcuno sarebbe tornato a vedere se il corpo si era mummificato cosa che, a dire il vero, non sempre avveniva. Talvolta, pur constatando che i loro maestri erano rimasti immuni dal degrado, i discepoli che aprivano i sepolcri volevano assicurarsi che il processo si completasse. Riponevano allora il corpo in una tomba sotterranea per altri tre anni e lo disseccavano ulteriormente con altri ceri per conservarlo più a lungo.


Liberamente tratto da Hera n° 65 – giugno 2005
---------

image

La tomba di Lenin, che si trova nel mausoleo omonimo della Piazza Rossa, è dotata di un sofisticato sistema computerizzato che mantiene costante la temperatura e regola uno speciale impianto d'illuminazione che magicamente rimuove i pochi difetti sulla sua pelle. I costi di mantenimento sono ingenti, si parla addirittura di 1,5 milioni di dollari all'anno finanziati, dal 1991, dalle donazioni di un fondo fiduciario.
La salma è tuttora ispezionata e pulita due volte la settimana da specialisti dell'Istituto Nazionale di Medicina e ogni 18 mesi viene spogliata e immersa in una vasca piena di sostanze chimiche tra cui cera di paraffina.

Yuri Denisov Nikolskij, attuale custode di Lenin, ha sottolineato che il corpo è in buone condizioni e che, se gli saranno prestate le necessarie cure, potrà restare nel mausoleo almeno per altri 100 anni. La temporanea chiusura della tomba avvenuta un paio di anni fa, ha però riattizzato la questione di una possibile definitiva rottura col passato. La Chiesa Ortodossa, il Rabbino-capo e la Direzione Spirituale Centrale dei musulmani chiedono che Lenin venga normalmente sepolto. A motivare la pretesa non è il giudizio sul suo operato, le comunità religiose reputano semplicemente che esporre un defunto non sia consono alla civiltà moderna. Agli inizi del '90 anche Boris Eltsin espresse l'intenzione di rispettare le ultime volontà di Lenin e di trasferire la salma a S. Pietroburgo, ma la dichiarazione accese feroci controversie sollevando le proteste dei partiti di sinistra, in particolare del leader politico Gennadi Zyuganov (e le blande lamentele delle agenzie di viaggio). Anche l'attuale premier Putin si è mostrato disponibile a un dialogo sulla questione, ma sembra distante il giorno in cui il mausoleo chiuderà i battenti: i moscoviti s'oppongono fieramente all'intenzione di smantellarlo. A loro modo di vedere Lenin è un pezzo di storia che non si può distruggere e la mummia, la reliquia più sacra del comunismo sovietico e personificazione della Rivoluzione, deve restare al suo posto.

image

Sintesi e riadattamento di un un articolo/dossier di Antonio Rossi pubblicato su Hera n° 65 (giugno 2005)
--


La mummia terrorizzata

image

Il volto contratto in una smorfia di terrore, le mani a coprire gli occhi. La paura di morire le è rimasta fissata addosso e, dopo 600 anni, è arrivata fino a noi. Insieme al suo corpo mummificato, perfettamente conservato, scoperto per caso in Amazzonia. Questa donna pietrificata dal panico apparteneva alla tribù dei Chachapoyas, i "guerrieri delle nuvole" come li chiamavano i vicini e rivali Incas, e si è conservata in perfette condizioni grazie alle arti imbalsamatorie del suo popolo.

La mummia è stata ritrovata in una caverna per la sepoltura, destinata anche al culto, scoperta nella foresta pluviale peruviana. E' stato un agricoltore ad avvertire gli scienziati dopo averla trovata per caso mentre era al lavoro in quella zona. Dalla volta nascosta sono emersi preziosi manufatti, ceramiche, tessuti, pitture, oltre al corpo della donna e alla mummia di un bambino, che riposavano insieme. Sulle circostanze della loro morte rimane il mistero.

image



Come del resto ben poco si sa della loro tribù, i Chachapoyas: biondi, alti, di pelle chiara, erano probabilmente originari dell'Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area. Dall'800 al 1500 furono alla guida di un regno che si estendeva su tutte le Ande. Perfino il loro nome originale è ignoto. Quello che è arrivato a noi è il soprannome dato loro dagli Incas, che li conquistarono: "gente delle nuvole", per le regioni elevate che i Chachapoyas abitavano nella foresta.

La scoperta del sito è considerata di grande importanza dagli archeologi che lo hanno portato alla luce, e le fotografie delle due mummie hanno affascinato il popolo della Rete. Che ha subito iniziato a fare congetture su quelle smorfie di dolore. Non è possibile, dicono alcuni, che il viso sia rimasto fissato in quell'espressione durante l'imbalsamatura: è più probabile che sia stato mummificato per cause naturali. Ma qualcun'altro obietta, commentando un articolo che riporta la scoperta, sul sito dell'Evening Standard, che può essere semplicemente opera del tempo. Le gengive si sarebbero ritirate col passare degli anni consegnando all'eternità quest'immagine angosciata, da cui è così difficile distogliere lo sguardo.


www.repubblica.it - 11 gennaio 2007

-------------

 
Top
myncOntonoHob
view post Posted on 27/5/2009, 06:36




Hello, prompt please the reference to a good site about a vacation on Ibiza, and that summer is fast.
 
Top
jekirrild
view post Posted on 27/5/2009, 16:31




Abruptly, to Ibiza you go, look here.http://work-for-you.ru/ibiza
 
Top
UseteelpDex
view post Posted on 23/1/2010, 09:28




This forum is alive? If yes, please remove this topic and my account.
 
Top
Aristidas
view post Posted on 21/12/2011, 09:00




Many thanks for developing the effort to discuss this, I feel strongly about this and like studying a great deal more on this subject. If feasible, as you gain expertise, would you mind updating misteri.forumfree.it having a great deal much more info? It is very beneficial for me.
 
Top
Lonnie
view post Posted on 16/7/2021, 00:53




Lonnie
 
Top
6 replies since --   52195 views
  Share